Nove petali di Loto è un testo fantasia, liberamente ispirato ad una storia vera della Soc. Coop. CEARPES
Memoria presenta
Nove petali di Loto
Milo Vallone
in video di
Musiche originali di Gianluigi Antonelli
Produzione video e post produzione a cura di: Acciaierie Sonore
Organizzazione e produzione esecutiva: Tam
Tam Communications
di Loto” è un testo di fantasia, liberamente ispirato ad una storia vera della
Soc. Coop. CEARPES .
Lo spettacolo segue il progetto ideato e inaugurato alcuni anni fa da Milo
Vallone e
definito CineprOsa. Questo progetto di realizzazione vede l’incontro
e l’intreccio tra i linguaggi teatrali e quelli cinematografici, ne nasce così
un vero e proprio
cine-spettacolo che vede un continuo rimbalzo narrativo tra palco e schermo.
evoca il numero di anni (o petali di vita) di cui la vicenda narrata si
compone.
Il fiore di loto è un fiore bellissimo che si può ammirare ovunque perché
presente in tutto il mondo, ma la sua esistenza non è così facile e piena di
bellezza come si potrebbe immaginare.
A differenza di tutti gli altri fiori, infatti, quando il loto inizia a
germogliare, si trova sotto l’acqua sporca di laghi o piccoli stagni,
circondato da fango e melma e tormentato da pesci e insetti.
Nonostante queste condizioni, il fiore di loto si fa forza e, crescendo, sale
verso la superficie dell’acqua. E’ ancora solo un gambo con alcune foglie e un
piccolo baccello.
Col tempo lo stelo continua ad allungarsi e il baccello lentamente emerge
dall’acquitrino. E’ allora che il loto comincia ad aprirsi, petalo dopo petalo,
nell’aria pulita e nel sole. Il fiore di loto è pronto per appagare gli occhi
di tutto il mondo.
Nonostante sia nato in acque torbide, scure, dove la speranza di una vita bella
sembra lontana, il loto cresce, supera le avversità e, ironia della sorte,
quella stessa acqua sporca che lo ha visto germogliare si pulisce man mano che
esso emerge.
Quando il loto si apre, non una macchia di fango o sporcizia rimane
esternamente. All’interno poi non vi è traccia dell’acqua di provenienza.
La trama dello spettacolo
vede protagonista Roberto Occhipinti,
un operatore sociale da anni attivo con crescente e meritata fortuna nel campo
del recupero di minori disagiati. La PreCase,
struttura che dirige, cresce sia in termini di efficacia nell’azione della
sussistenza e del reinserimento sociale degli ospiti che nella relativa
consistenza economica della cooperativa che gestisce il centro.
Le fortune però non passano mai inosservate e diventano fulcro attrattivo per
vampiri e sciacalli che oggi senza alcuna forzatura, potremmo sintetizzare con
l’ esplicativa locuzione di “poteri
forti” che cercano di ritagliarsi un ruolo all’interno di queste
esperienze, per usare, pian piano, le stesse iniziative come nuove piattaforme
di certi
abusi di potere.
Occhipinti, mosso da sempre, da una reale e pura passione verso il suo mestiere
e con l’entusiasmo e l’energia di chi ben sa della notevole possibilità di
incidenza sociale che un lavoro così può rappresentare, dopo un’iniziale e
doverosa accettazione istituzionale di collaborazione con sindacati e consorzi
nazionali, si vede costretto a prendere le distanze da questi stessi enti
poiché le loro ingerenze si facevano sempre più pressanti, insostenibili nonché
minatorie verso la delicata e assolutamente necessaria qualità che il suo
centro doveva offrire ai non fortunati ospiti.
Da qui inizieranno per il nostro protagonista, i suoi collaboratori e la PreCase
tutta, una serie di atti di persecuzione giudiziaria che manderanno
letteralmente in frantumi il mirabile lavoro fatto negli anni e l’eccellenza che,
su tutto il territorio nazionale, questa esperienza rappresentava.
A nove anni dall’inizio
dell’inchiesta, l’ultimo processo.
Anche per l’ultimo come per tutti gli altri (tanti) capi di imputazione, la
magistratura si esprimerà con una sentenza inequivocabile:
“Assoluzione.
Poiché il fatto non sussiste”.
Alla fine della vicenda da noi raccontata, come
il fiore di Loto Occhipinti, nuovamente trarrà forza dalle acque melmose
nelle quali si è ritrovato a navigare, per ricominciare da capo.
Con la forza del bene generato in tanti anni di onesto e lodevole lavoro e con
la fertilità di un dolore che mai riuscirà a dimenticare, il protagonista e i
suoi collaboratori, sono pronti per ripartire poiché la dirompenza del bene la
si può combattere, ma non arginare.